Chiesa di S. Carlo

Storia


La Chiesa di S. Carlo venne costruita dai Carmelitani Scalzi in onore del loro protettore Carlo Borromeo, su progetto di Bartolomeo Bianco; la sua edificazione terminò nel 1635. Nel 1743 venne realizzata la ristrutturazione della facciata a spese di Gerolamo Durazzo, proprietario del palazzo prospiciente. La chiesa divenne sede parrocchiale nel 1799 e, soltanto un anno dopo, venne venduto tutto il complesso conventuale con il conseguente allontanamento dei carmelitani. Nel 1845 i padri ripresero possesso della loro chiesa e ne mantennero la cura parrocchiale fino al 1974. Attualmente, ritiratisi i Carmelitani, la chiesa è tenuta dai Padri della Fraternità della Santissima Vergine Maria.

 

Esterni

Il progetto originale della chiesa è da attribuire a Bartolomeo Bianco. La scomparsa del disegno iniziale comporta la necessità di costruire una nuova facciata e mutare la scalinata, al fine di colmare il dislivello del terreno. Il rifacimento settecentesco del prospetto, ispirato da una concezione tardo-barocca, contrappone le ampie arcate sul piano di facciata ad un porticato poco profondo. Questa soluzione non contrasta con le strutture preesistenti, ma sottolinea il concetto di separazione fra strada ed edificio già formulato dal Bianco. Con il rifacimento del prospetto della chiesa, venne completamente cancellata ogni traccia di una eventuale decorazione preesistente. Porticato e scalinata vennero completati da una ricca decorazione a stucco.

Interni

L’impianto della chiesa è a navata unica e un ampio vano, coperto da una slanciata cupola, si apre tra la navata e il transetto. La costruzione rivela, nella ricerca di uno spazio chiaramente scandito, forti legami con moduli compositivi di tradizione tardo cinquecentesca. Le pareti e le volte rimasero a lungo prive di decorazione e solo tra il 1890 e il 1898 furono realizzati i rivestimenti delle pareti, le statue in gesso che ne ornano le nicchie e le pitture ornamentali delle volte.

 

Opere notevoli (oggetti mobili)

  • Filippo Parodi scolpì, attorno al 1660, una Madonna per la cappella di N. S. del Carmine.
  • Le quattro Virtù dei peducci della cupola, del 1700 ca., sono opera di Domenico Parodi
  • La Santa Teresa è di Andrea Carlone.

 

Bibliografia


Carlo Ceschi, Leonard von Matt , Chiese di Genova, Stringa Editore, Genova, 1966

Paola Motta (a cura di), Chiese di Genova, Sagep Editrice, Genova, 1986

Carolina Di Biase, Strada Balbi a Genova, Sagep Editrice, Genova, 1993

Federigo Alizieri, Guida Artistica per la città di Genova, vol. II parte I, presso Gio. Grondona Q. Giuseppe, Editore Libraio, Genova, 1847

Touring Club Italiano, Liguria, Guida d’Italia, sesta ed., Milano, 1982 Federica ramera giorgio pigafetta

Roberto Masiero e autori vari, Il Palazzo dell’Università di Genova: il collegio dei Gesuiti nella strada dei Balbi, Università degli Studi di Genova, 1987

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022